La storia
La lapide commemora i martiri dell'eccidio di Cibeno, nel luogo dove avvenne la strage.
La mattina del 12 luglio del 1944 per ordine della Gestapo sono prelevati dal campo di concentramento di Fossoli 69 internati politici, condotti al poligono di tiro di Cibeno per essere fucilati. Sono uomini con diverse esperienze e di età differenti, provenienti da varie regioni dell’Italia.
Tutti sono stati rinchiusi a Fossoli perché oppositori del nazifascismo.
La sera precedente, dopo l’appello, 71 internati sono chiamati e avvisati di prepararsi alla partenza per la Germania. Dall’elenco sarà escluso Bernardo Carenino, mentre Teresio Olivelli riuscirà a nascondersi all’interno del campo.
All’alba del 12 luglio, in tre riprese i 69 prigionieri sono caricati su camion e condotti al poligono di tiro distante pochi chilometri dal Campo.
Vengono fatti allineare ai bordi di una fossa, che alcuni internati ebrei sono stati costretti a scavare il giorno prima, e ascoltano la sentenza: condanna a morte come rappresaglia per un attentato a Genova contro militari tedeschi. Si rivela inutile anche l’intervento del vescovo di Carpi Vigilio Dalla Zuanna accorso sul luogo e la condanna a morte viene eseguita.
Solo due internati del secondo gruppo, Mario Fasoli e Eugenio Jemina, riescono a fuggire e a salvarsi, nascosti dal movimento partigiano.
Il 17 e il 18 maggio 1945, a meno di un mese dalla liberazione, ha luogo la riesumazione e il riconoscimento delle 67 vittime. Le esequie solenni si svolgono nel Duomo di Milano con grande e commossa partecipazione di cittadini.