Monumento ai caduti della Battaglia di Benedello

[Tipo di Monumento: Monumento

La storia

Monumento eretto in onore dei caduti della battaglia di Benedello, avvenuta il 5 Novembre 1944, allorquando, passata Firenze e attaccata la linea gotica, gli alleati impartirono ordini di insurrezione, per cui il CUMER a sua volta invitò i partigiani della montagna a scendere in pianura. Le brigate modenesi sono chiamate a liberare il capoluogo di provincia e ad assistere i bolognesi nella lotta per il controllo della città. Il gruppo formato dalle brigate "Gramsci" e "Roveda" deve tuttavia fare i conti con le difficoltà dell’autunno. Se alla fine dell’estate il CUMER invocava azioni decise e risolute, nella seconda metà di ottobre invoca prudenza. I modenesi devono attendere gli ordini d’attacco, per non anticipare troppo l’arrivo degli Alleati. I comandanti organizzano un servizio informazioni tra Pavullo e Torre Maina, poi prendono contatti con i CLN di Castelvetro, Vignola e Bazzano. Tuttavia i dirigenti della Resistenza invitano i combattenti alla cautela. Ennio Tassinari, agente dei servizi segreti Alleati, conferma le difficoltà degli Alleati, bloccati dal maltempo e (forse) dal timore che una Liberazione troppo rapida conducesse a un tentativo rivoluzionario. Alla fine di ottobre il “Gruppo brigate Est Giardini” (così era denominato il gruppo formato dalle brigate Gramsci e Roveda) decide quindi di non scendere verso la pianura. Per rifornirsi e ristorarsi, le formazioni in questione si spostano nella zona di Montespecchio, dove subiscono un attacco da parte dei tedeschi. Alcuni uomini della “Roveda” e il distaccamento russo della Brigata “Gramsci” si mettono in salvo passando le linee. Altri gruppi si spostano sulle alture intorno a Pavullo. In quei giorni diversi nuclei di entrambe le formazioni si trovano nella zona di Benedello, facilmente raggiungibile dalle truppe naziste e fasciste. I tedeschi e i fascisti, individuata la posizione dei “ribelli”, organizzano un rastrellamento. Piazzano le batterie di artiglieria nei pressi di Coscogno, Ponte Samone e Castagneto, poi allestiscono postazioni di mitragliatrici lungo le strade di Festà, Coscogno, Montenero, Iddiano, Castagneto, Ponte Samone e al bivio dell’Osteria di Sant’Antonio. Tra le 7 e le 8 del 5 novembre i nazisti aprono il fuoco. I partigiani si svegliano circondati dalle truppe in assetto da combattimento e devono battersi in condizioni di inferiorità e svantaggio. L’attacco nazifascista s’interrompe intorno alle 10. Tuttavia la tregua dura poco, poiché le truppe sono determinate a infliggere duri colpi alla Resistenza. Diversi partigiani vedono nell'attraversamento del Panaro l’unica via verso la salvezza. Tuttavia anche il guado del fiume si prospetta arduo e complesso: le piogge rendono gli argini particolarmente sdrucciolevoli e ingrossano la già forte corrente. Diversi partigiani vengono colpiti nel tentativo di raggiungere il fiume, altri mentre attraversano la corrente. Secondo i partigiani Roano Contri e Renato Giorgi, un mitragliamento aereo degli Alleati decide le sorti della battaglia. L’arrivo dei velivoli si deve all’impegno di Ennio Tassinari, che segnala alla radio la necessità di intervenire a sostegno dei partigiani. La battaglia di Benedello costa alla Resistenza modenese 32 morti e diversi feriti, ma non si conclude con la distruzione delle formazioni. I nazisti e i fascisti non raggiungono dunque il loro obiettivo. La lotta di liberazione prosegue grazie alla resilienza dei combattenti, che si sganciano e ricominciano l’attività clandestina.

Indirizzo

Via 5 Novembre 10, Benedello, MO
cross