Abitante a Ponte Bonato, San Felice sul Panaro (Modena) figlio di emigrati italiani rientrati dall'Argentina, era un agiato agricoltore coniugato con 5 figli. Non aderisce a partiti o a formazioni della Resistenza, ma uomo di idee aperte ospita i militari alleati fuggiti dai campi di prigionia. Tradito da una spia, la brigata nera di San Felice sorprende nella sua casa un paracadutista inglese ferito. Arrestato e imprigionato con la famiglia viene processato presso l'Accademia Militare di Modena, allora sede del comando tedesco e accusato di dare rifugio a prigionieri alleati, viene fucilato il 22 febbraio 1944 al poligono di tiro di Modena, con Arturo Anderlini. La loro uccisione crea grande sgomento. La Resistenza armata è ancora agli inizi. La moglie è condannata a 28 anni di carcere.