Nato da famiglia poverissima a Novi di Modena, Canzio Zoldi, di fede socialista, si ritroverà fin dalla giovane età ad interrompere gli studi da lui tanto apprezzati, per dedicarsi ad un mestiere che lo potesse mantenere. Divenuto sarto, deciderà di espatriare in Francia in cerca di migliori oppourtunità lavorative, andando a stabilirsi prima a Chambery (Savoia) e successivamnete a Grenoble. In Francia si distinguerà per il suo impegno politico all'interno della Lega italiana dei diritti dell’uomo (Lidu), di cui sarà promotore fin dal 1928 e di cui diventera presidente della federazione delle Alpi dal 1932 fino al 1943 e all'interno del "Comitato di soccorso pro vittime politiche" di cui organizza dal 1936 gli aiuti per la Spagna Repubblicana caduta nella barbarie della guerra civile fascista. Scoppiata la guerra e capitolata la Francia, non passerà inosservato alle autorità di occupazione, che identificatolo nel febbraio del 1943, lo arresteranno e lo tradurranno in Italia, al confino politico presso Matera. Alla caduta del Fascismo, nel periodo Badogliano, avrà finalmente l'occasione di tornare nella sua terra natale, dove si impegnerà all'interno dei primi Comitati antifascisti neo costituiti, fino al suo arresto avvenuto il 6 maggio 1944, quando verrà spedito come internato politico al campo di Fossoli, da cui verrà liberato il 15 luglio dello stesso anno. Fermato nuovamente dopo il 3 Agosto, verrà condotto all'interno delle carceri di Mirandola, per essere torturato e interrogato e infine inviato per la fucilazione per rappresaglia.
Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti. Il primo a cadere sarà il Dott. Maxia colpito da una raffica. Decisi a concludere il lavoro, i fascisti impartiranno l'ordine di fucilazione sui restanti 8, i cui cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni.
La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali.
Nato da famiglia poverissima a Novi di Modena, Canzio Zoldi, di fede socialista, si ritroverà fin dalla giovane età ad interrompere gli studi da lui tanto apprezzati, per dedicarsi ad un mestiere che lo potesse mantenere. Divenuto sarto, deciderà di espatriare in Francia in cerca di migliori oppourtunità lavorative, andando a stabilirsi prima a Chambery (Savoia) e successivamnete a Grenoble. In Francia si distinguerà per il suo impegno politico all'interno della Lega italiana dei diritti dell’uomo (Lidu), di cui sarà promotore fin dal 1928 e di cui diventera presidente della federazione delle Alpi dal 1932 fino al 1943 e all'interno del "Comitato di soccorso pro vittime politiche" di cui organizza dal 1936 gli aiuti per la Spagna Repubblicana caduta nella barbarie della guerra civile fascista. Scoppiata la guerra e capitolata la Francia, non passerà inosservato alle autorità di occupazione, che identificatolo nel febbraio del 1943, lo arresteranno e lo tradurranno in Italia, al confino politico presso Matera. Alla caduta del Fascismo, nel periodo Badogliano, avrà finalmente l'occasione di tornare nella sua terra natale, dove si impegnerà all'interno dei primi Comitati antifascisti neo costituiti, fino al suo arresto avvenuto il 6 maggio 1944, quando verrà spedito come internato politico al campo di Fossoli, da cui verrà liberato il 15 luglio dello stesso anno. Fermato nuovamente dopo il 3 Agosto, verrà condotto all'interno delle carceri di Mirandola, per essere torturato e interrogato e infine inviato per la fucilazione per rappresaglia.
Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti. Il primo a cadere sarà il Dott. Maxia colpito da una raffica. Decisi a concludere il lavoro, i fascisti impartiranno l'ordine di fucilazione sui restanti 8, i cui cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni.
La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali.
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 182.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 539, 540.
Barbieri, Alberto. “Repertorio bio-bibliografico dei modenesi illustri”, in “Modena: vicende e protagonisti”. Bologna: Edizioni Edison, 1971, vol. III, p. 376.
Gorrieri, Ermanno. “La Repubblica di Montefiorino: per una storia della Resistenza in Emilia”. Bologna: Il Mulino, 1991. p.316.
Gorrieri, Franca. “La Resistenza nella Bassa modenese: da iniziativa di minoranze attive a movimento popolare di massa: 1943-1944”. Modena: TEIC, 1973. p.22, 110,
Casali, Luciano. “Storia della Resistenza a Modena”. Modena: ANPI, 1980. p. 227
Pacor, Mario; Casali, Luciano. "Lotte sociali e guerriglia in pianura: la Resistenza a Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano". Roma: Editori Riuniti, 1972. p.211, 366.
Casali, Luciano. “Storia della Resistenza a Modena”. Modena: ANPI, 1980. p. 227
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 182.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 539, 540.
Barbieri, Alberto. “Repertorio bio-bibliografico dei modenesi illustri”, in “Modena: vicende e protagonisti”. Bologna: Edizioni Edison, 1971, vol. III, p. 376.
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Casali, Luciano. “Storia della Resistenza a Modena”. Modena: ANPI, 1980. p. 227