Residente a Modena, antifascista dichiarato come la famiglia, venne licenziato dall'officina dove lavorava come operaio e costretto al lavoro in risaia. Chiamato alle armi nel 1942 e inviato in vari fronti di guerra, fu sorpreso dall'armistizio a Siena, dove con altri militari organizzò una resistenza alle forze d'occupazione. Tornato a Modena e ripresi i contatti con gli antifascisti venne arrestato una prima volta nel febbraio 1944. Fuggì e riparò in montagna unendosi prima alla formazione del capitano “Bandiera” col nome di battaglia “Bersagliere” poi, sciolta questa, alla Brigata “Barbolini”. Arrestato una seconda volta nel maggio del ’44, dopo un mese di carcere a Pavullo venne portato a Bologna, dove ancora sofferente per le sevizie subite venne fucilato il 4 luglio.