Residente a Novi di Modena, dove era Medico condotto, il Dott. Francesco Maxia, sarà fidato collaboratore della resistenza locale, che servirà mettendo a disposizione le sue conoscenze e le sue abilità di medico. Identificato dai fascisti come sospettato vicino al movimento di liberazione sarà prelevato la notte del 5/6 e trasferito alle carceri di Mirandola, dove sarà a lungo torturato e interrogato. Senza aver ottenuto nulla, i carcerieri, lo spediranno assieme ad altri 8 prigionieri alla fucilazione per rappresaglia.
Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti.
Il primo a cadere sarà il Dottor Maxia, che, protestando contro il nemico per primo, si dice sia riuscito ad urlare "Viva la Russia", prima di essere colpito da una raffica di colpi. I restanti 8, moriranno pochi istanti dopo per fucilazione e i cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni.
La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali.
Residente a Novi di Modena, dove era Medico condotto, il Dott. Francesco Maxia, sarà fidato collaboratore della resistenza locale, che servirà mettendo a disposizione le sue conoscenze e le sue abilità di medico. Identificato dai fascisti come sospettato vicino al movimento di liberazione sarà prelevato la notte del 5/6 e trasferito alle carceri di Mirandola, dove sarà a lungo torturato e interrogato. Senza aver ottenuto nulla, i carcerieri, lo spediranno assieme ad altri 8 prigionieri alla fucilazione per rappresaglia.
Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti.
Il primo a cadere sarà il Dottor Maxia, che, protestando contro il nemico per primo, si dice sia riuscito ad urlare "Viva la Russia", prima di essere colpito da una raffica di colpi. I restanti 8, moriranno pochi istanti dopo per fucilazione e i cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni.
La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali.
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 182.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 319.
Pedrazzi, Adamo. “Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV)”, parte del Fondo Pedrazzi, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Modena.
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Gorrieri, Ermanno. “La Repubblica di Montefiorino: per una storia della Resistenza in Emilia”. Bologna: Il Mulino, 1991. p.316.
Pacor, Mario; Casali, Luciano. "Lotte sociali e guerriglia in pianura: la Resistenza a Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano". Roma: Editori Riuniti, 1972. p.211, 366.
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 182.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 319.
Pedrazzi, Adamo. “Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV)”, parte del Fondo Pedrazzi, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Modena.
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Gorrieri, Ermanno. “La Repubblica di Montefiorino: per una storia della Resistenza in Emilia”. Bologna: Il Mulino, 1991. p.316.
Pacor, Mario; Casali, Luciano. "Lotte sociali e guerriglia in pianura: la Resistenza a Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano". Roma: Editori Riuniti, 1972. p.211, 366.