Giacomo Ulivi

Parma
29/10//1925
Modena
10/11/1944
Professione: Studente 
Ruolo: Partigiano
Status: Caduto
Grado: [Nessuno]
Decorazioni: Medaglia D'Argento Al Valor Militare

La storia

Nato a Parma il 29 ottobre 1925, poi rifugiato a Modena, studente universitario. Giovane di eccezionale intuito politico moderno, derivato da una sensibilità particolare e da un ambiente familiare scolastico di alto livello intellettuale, morale e politico. Non ancora ventenne scriveva: “credetemi la cosa pubblica è noi stessi: ciò che ci lega ad essa non è un luogo comune come patriottismo, o amore per la madre che in lacrime e in catene ci chiama, visioni barocche anche se il lievito meraviglioso di altre generazioni… al di là di ogni retorica constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro”. Le sue lettere furono definite da Roberto Battaglia uno dei più significativi testamenti spirituali della Resistenza. Svolse nel parmense importanti incarichi ma arrestato l'undici Marzo 1944, dopo esser riuscito a fuggire, si rifugia a Modena dove prosegue la sua opera di tenace oppositore del neofascismo. La sua attività gli procura un secondo arresto dal quale ancora una volta riesce a liberarsi. Ma la terza volta, il 30 ottobre 1944, gli riesce fatale. I brigatisti neri lo conducono alla ex Accademia militare di Modena ove viene torturato ma invano: il giovanissimo resistente non parla. Il mattino del 10 novembre 1944 viene fucilato in piazza grande di Modena assieme a Emilio Po e a Alfonso Piazza. Alla sua memoria è attribuita la medaglia d'argento al valor militare.
Nato a Parma il 29 ottobre 1925, poi rifugiato a Modena, studente universitario. Giovane di eccezionale intuito politico moderno, derivato da una sensibilità particolare e da un ambiente familiare scolastico di alto livello intellettuale, morale e politico. Non ancora ventenne scriveva: “credetemi la cosa pubblica è noi stessi: ciò che ci lega ad essa non è un luogo comune come patriottismo, o amore per la madre che in lacrime e in catene ci chiama, visioni barocche anche se il lievito meraviglioso di altre generazioni… al di là di ogni retorica constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro”. Le sue lettere furono definite da Roberto Battaglia uno dei più significativi testamenti spirituali della Resistenza. Svolse nel parmense importanti incarichi ma arrestato l'undici Marzo 1944, dopo esser riuscito a fuggire, si rifugia a Modena dove prosegue la sua opera di tenace oppositore del neofascismo. La sua attività gli procura un secondo arresto dal quale ancora una volta riesce a liberarsi. Ma la terza volta, il 30 ottobre 1944, gli riesce fatale. I brigatisti neri lo conducono alla ex Accademia militare di Modena ove viene torturato ma invano: il giovanissimo resistente non parla. Il mattino del 10 novembre 1944 viene fucilato in piazza grande di Modena assieme a Emilio Po e a Alfonso Piazza. Alla sua memoria è attribuita la medaglia d'argento al valor militare.
G. Barbieri, P. Pedroni; "Per non Dimenticare", Il Fiorino, 1995
I. Vaccari; "Dalla Parte della libertà"; Coop Estense; 1999
Ulteriori info sul sito Straginazifasciste
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G. Barbieri, P. Pedroni; "Per non Dimenticare", Il Fiorino, 1995
I. Vaccari; "Dalla Parte della libertà"; Coop Estense; 1999
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