Roberto Serracchioli

Parigi (Francia)
07/01/1920
Rovereto sulla Secchia di Novi di Modena
07/08/1944
Professione: Professore 
Ruolo: Partigiano
Status: Caduto
Nome di Battaglia: "Conte"
Grado: [Nessuno]
Brigata: [GAP della 2^ Zona parte della 65a Brigata d'Assalto Garibaldi "Walter Tabacchi" (Futura 14^ Brigata d'Assalto "Remo")]

La storia

Nato a Parigi, da padre italiano e madre francese, Roberto Serracchioli approderà nelle terre della Bassa Modenese intorno al 1940/1941, dove, dopo aver deciso di iscriversi all'Univeristà di Bologna e aver ottenuto una suplenza di storia e filosofia al liceo "Pico" di Mirandola, inizierà a risiedere nella città dove lavorerà per lungo tempo. Intellettuale profondamente antifascista, deciderà di infondere il proprio operato proprio fra le pareti della scuola e durante le lezioni private, dove, assieme ad altri due docente provenienti dal bolognese, Sergio Talmon e Amilcare Mattioli, diventerà punto di riferimento per tantissimi studenti che inizieranno a maturare e a formare in maniera strutturata, sinceri sentimenti antifascisti grazie al loro operato di divulgazione all'insegna del sacro principio della libertà. Aderito alle schiere partigiane dei GAP della 2^ Zona parte della 65a Brigata d'Assalto Garibaldi "Walter Tabacchi", fin dal principio dell'insurrezione, col nome di battaglia "Conte", e collocandosi su posizioni Comuniste ma anche vicine a Giustizia e Libertà, sarà costretto nel novembre del 1943 a fuggire dalla persecuzione fascista in Toscana a Pietrasanta di Lucca, assieme a Barbato Zanoni, in seguito alla caccia agli antifascisti conseguente all'esposizione di un quadro di Matteotti al parco della Rimembranza in occasione della fiera locale, nell'ottobre del '43. Rientrato nella Bassa Modenese nel 1944 per conto del CLN, sarà attivo promotore di ideali antifascisti, agendo negli interessi del movimento di resistenza, fino al giorno del suo martirio, avvenuto per rappresaglia. Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti. Il primo a cadere sarà il Dott. Maxia colpito da una raffica. Decisi a concludere il lavoro, i fascisti impartiranno l'ordine di fucilazione sui restanti 8, i cui cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni. La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali. A Roberto Serracchioli verrà riconosciuta il 7 dicembre 1946, la Laurea Honoris Causa dall' Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
Nato a Parigi, da padre italiano e madre francese, Roberto Serracchioli approderà nelle terre della Bassa Modenese intorno al 1940/1941, dove, dopo aver deciso di iscriversi all'Univeristà di Bologna e aver ottenuto una suplenza di storia e filosofia al liceo "Pico" di Mirandola, inizierà a risiedere nella città dove lavorerà per lungo tempo. Intellettuale profondamente antifascista, deciderà di infondere il proprio operato proprio fra le pareti della scuola e durante le lezioni private, dove, assieme ad altri due docente provenienti dal bolognese, Sergio Talmon e Amilcare Mattioli, diventerà punto di riferimento per tantissimi studenti che inizieranno a maturare e a formare in maniera strutturata, sinceri sentimenti antifascisti grazie al loro operato di divulgazione all'insegna del sacro principio della libertà. Aderito alle schiere partigiane dei GAP della 2^ Zona parte della 65a Brigata d'Assalto Garibaldi "Walter Tabacchi", fin dal principio dell'insurrezione, col nome di battaglia "Conte", e collocandosi su posizioni Comuniste ma anche vicine a Giustizia e Libertà, sarà costretto nel novembre del 1943 a fuggire dalla persecuzione fascista in Toscana a Pietrasanta di Lucca, assieme a Barbato Zanoni, in seguito alla caccia agli antifascisti conseguente all'esposizione di un quadro di Matteotti al parco della Rimembranza in occasione della fiera locale, nell'ottobre del '43. Rientrato nella Bassa Modenese nel 1944 per conto del CLN, sarà attivo promotore di ideali antifascisti, agendo negli interessi del movimento di resistenza, fino al giorno del suo martirio, avvenuto per rappresaglia. Agli inizi di agosto, infatti, in seguito all'eliminazione di Arturo Bartoli, violento squadrista locale, da parte dei partigiani, le unità nazifasciste decidono di prelevare diversi noti antifascisti per compiere una violenta rappresaglia. I nove scelti, ovvero il professor Roberto Serracchioli, il professor Barbato Zanoni, il professor Alfredo Braghiroli, Il Dottor Francesco Maxia, Aldo Garusi, Jonas Golinelli, Canzio Zoldi, Luigi e il figlio Silvio Manfredini, saranno portati il tra il 3 e il 5 agosto presso le caserme della milizia e dei carabinieri di Mirandola, per essere torturati e in seguito trasportati con una corriera presso Rovereto sul Secchia, in prossimità della Chiesa locale. Arrestata la marcia all'improvviso i prigionieri, ormai coscienti della loro sorte iniziano a protestare contro i barbari carcerieri fascisti. Il primo a cadere sarà il Dott. Maxia colpito da una raffica. Decisi a concludere il lavoro, i fascisti impartiranno l'ordine di fucilazione sui restanti 8, i cui cadaveri verranno lasciati a minaccia e monito all'esposizione della cittadinanza. Di questi solo Garusi, sopravvissuto ma gravemente ferito, riuscirà a salvarsi in seguito all'allontanamento delle truppe nazifasciste, riuscendo a raggiungere l'ospedale di Mirandola, dove morira nel giro di 15 giorni. La rappresaglia di Rovereto viene tutt'ora ricordata come la “Strage degli Intellettuali” poiché sei degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali. A Roberto Serracchioli verrà riconosciuta il 7 dicembre 1946, la Laurea Honoris Causa dall' Alma Mater Studiorum, Università di Bologna.
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 33, 34, 39, 40, 46, 47, 53, 57, 58, 66, 69, 77, 78, 137, 182, 186, 412.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 459, 460.
Silingardi, Claudio. “Una provincia partigiana: Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945”. Milano: FrancoAngeli, 1998. p. 56.
Bozzini, Nello. Nota in "Lettera ai Compagni", mensile della FIAP, n°6, Roma 1971 pp.10.
Barbieri, Alberto. “Repertorio bio-bibliografico dei modenesi illustri”, in “Modena: vicende e protagonisti”. Bologna: Edizioni Edison, 1971, vol. III, p. 351.
Gorrieri, Ermanno. “La Repubblica di Montefiorino: per una storia della Resistenza in Emilia”. Bologna: Il Mulino, 1991. p.316.
Gorrieri, Franca. “La Resistenza nella Bassa modenese: da iniziativa di minoranze attive a movimento popolare di massa: 1943-1944”. Modena: TEIC, 1973. p.22,
Barbieri, Alberto. “Modenesi da ricordare”. Modena: Mucchi Editore, 1966. p.115-163.
Pacor, Mario; Casali, Luciano. "Lotte sociali e guerriglia in pianura: la Resistenza a Carpi, Soliera, Novi, Campogalliano". Roma: Editori Riuniti, 1972. p.211.
Casali, Luciano. “Storia della Resistenza a Modena”. Modena: ANPI, 1980. pp.35-67, 227
Maria Lea Cavarra. Quando si dice staffetta.... Modena: ANPI Modena, 1982. pp. 35.
Pedrazzi, Adamo. “Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV)”, parte del Fondo Pedrazzi, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Modena.
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Pagina web a cura dell’ANPI di Mirandola.
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Pagina web a cura dell'ANPI di Mirandola dedicata a Roberto Serracchioli.
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Pagina web a cura dell'ANPI di Mirandola dedicata a Roberto Serracchioli.
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Pagina web del portale "Pietre della memoria" relativa al cippo dedicato alla "Strage degli Intellettuali".
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Pagina web dell'Atlante delle stragi nazifasciste riguardante l'episodio della "Strage degli Intellettuali".
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Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. p. 33, 34, 39, 40, 46, 47, 53, 57, 58, 66, 69, 77, 78, 137, 182, 186, 412.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp. 459, 460.
Silingardi, Claudio. “Una provincia partigiana: Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945”. Milano: FrancoAngeli, 1998. p. 56.
Bozzini, Nello. Nota in "Lettera ai Compagni", mensile della FIAP, n°6, Roma 1971 pp.10.
Barbieri, Alberto. “Repertorio bio-bibliografico dei modenesi illustri”, in “Modena: vicende e protagonisti”. Bologna: Edizioni Edison, 1971, vol. III, p. 351.
Gorrieri, Ermanno. “La Repubblica di Montefiorino: per una storia della Resistenza in Emilia”. Bologna: Il Mulino, 1991. p.316.
Gorrieri, Franca. “La Resistenza nella Bassa modenese: da iniziativa di minoranze attive a movimento popolare di massa: 1943-1944”. Modena: TEIC, 1973. p.22,
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Maria Lea Cavarra. Quando si dice staffetta.... Modena: ANPI Modena, 1982. pp. 35.
Pedrazzi, Adamo. “Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV)”, parte del Fondo Pedrazzi, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Modena.
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Pagina web a cura dell’ANPI di Mirandola.
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