Nato a fabbrico di Reggio Emilia, il 25 dicembre 1923, ma residente a Novi di Modena. Di modestissima famiglia, fu costretto al lavoro fin dall'età di 12 anni, quale bracciante agricolo, poi operaio e infine come casaro. Chiamato alle armi nel 1942 e rientrato in famiglia dopo l'armistizio, per non far arrestare il padre (come minacciava la legge neofascista per coloro che non si presentavano) rispose ad un bando, ma poco dopo, nel dicembre 1943, fuggì e andò in montagna entrando a far parte della brigata “Gramsci” che egli comandò. Cadde eroicamente a Benedello il 5 novembre 1944. Egli è stato insignito della medaglia d'oro al valore militare alla memoria con la seguente motivazione:” combattente di eccezionale ardimento, in un lungo ciclo operativo della lotta partigiana, dava costanti prove di coraggio e sereno sprezzo del pericolo. In un'azione di rastrellamento condotta dai nazifascisti con forze preponderanti, sebbene ammalato si poneva alla testa dei suoi uomini che guidava all'assalto con slancio e perizia. Dopo 8 ore di duri combattimenti, esausto e bruciante di febbre, continuava impavido nella lotta, galvanizzando col suo eroico comportamento i propri uomini. Accerchiato dalle forze avversarie, anziché retrocedere si slanciava con scatto irresistibile contro il nemico, finché mortalmente ferito faceva olocausto della sua giovane vita in difesa della libertà d'Italia “.