Nata a Santa Giustina Vigona di Mirandola, località dove lavorava come contadina, in una famiglia dalle forti appartenenze antifasciste, Umbertina Smerieri sarà una delle figure più impresse nella memoria dei Mirandolesi, e più in generale di tutta la Bassa Modenese, per il suo contributo alla lotta di liberazione, e per il suo tragico epilogo. Partigiana in qualità di Staffetta col nome di battaglia "Marisa" per le unità partigiane del Distaccamento GAP "Bruni" della 65à Brigata Garibaldi "Walter Tabacchi", combatterà fino al giorno del martirio avvenuto alla fine del marzo del 1945 in seguito alla sua cattura e a tremende torture.
Nata nel giugno (o agosto secondo altre fonti) 1920, Umbertina rimarrà assieme alla famiglia molto a lungo, dove si formerà, in mezzo alla miseria della propria condizione economica, in senso antifascista, anche e soprattutto grazie al dialogo con il padre e con gli adorati fratelli. Partiti questi ultimi per la guerra, Umbertina si ritroverà sulle spalle il peso di portare avanti il lavoro nei campi, fino a quando, innamoratasi, non avrà un figlio, a cui dedicarà ogni istante del suo affetto. Proprio per questa nuova condizione, deciderà di ricercare maggiore indipendenza trasferendosi a Mirandola e cercando lavoro in città. Il proprio contatto con la Resistenza comincerà solo da questo momento. l'8 settembre, infatti, caduto il fascismo e avviatesi le prime forme di resistenza, senitrà profondamente l'influsso dei fratelli, che tornati dal fronte (solo Angelo e Ruggero, Antonio sarà intenrato militare) si uniranno fin da subito alle schiere dei partigiani. Nel corso del tempo, anche l'antifascismo di Umbertina continua a strutturarsi in maniera sempre più concreta, anche a causa del nuovo lavoro trovato a Mirandola, che la vedrà servire i pasti alla caserma fascista di Mirandola, dandole riprova di cosa fosse nella quotidianità la barbarie e l'odio anti popolare intrinsecamente fascista.
Sarà proprio il lavoro che svolgeva in mensa ad offrirle l'opportunità di entrare nel movimento partigiano. Tornata a casa dai genitori, in quello che era diventato un rifugio partigiano, umbertina entrerà in contatto con vari quadri del movimento resistente locale, che le proporranno di compiere una prima azione, ovvero recuperare informazioni e armi dalla caserma nella quale lavorava.
Deciso di servire il movimento di liberazione fino in fondo, Umbertina, seppur nelle incertezze della giovane età e delle grandi responsabilirà che aveva, decise di compiere il passo decisivo, e riuscita a recuperare ben tre pistole in una volta sola, entrò ufficialmente nel movimento di resistenza, all'interno della futura 14^ Brigata d'Assalto "Remo", col nome di battaglia "Marisa".
Da questo momento Umbertina dividerà la sua vita fra il servizio al movimento di liberazione in qualità di staffetta e informatrice con la sua bicicletta, e la cura del suo adorato figlio a cui dedicava sempre grandissime attenzioni. L'inverno del '44 la vide in prima linea nella consegna di armi a tutti i GAP della 2^ zona (Bassa Modenese). Sarà però nel tardo febbraio del 1945 che le cose inizieranno a precipitare. In seguito alla Battaglia di Concordia (22 Febbraio), il movimento di liberazione, farà l'errore di riuscire a catturare un prigioniero, che si rivelerà fatale per l'orgazione del movimento nella zona. Il prigioniero, scappato in una notte successiva, riuscirà a compiere delazione su tutti i patrioti da lui visti, fra cui la stessa Umbertina, che da questo momento saranno oggetto di un grande Rastrellamento che colpirà l'intera zona. In una grossa retata, il 10 marzo, Umbertina verrà catturata divenendo prigioniera della Brigata Nera, presso una villa di concordia dove sarà brutalmente torturata per più giorni.
Nonostante il dolore e il freddo, Umbertina resisterà alle torture con forza e coraggio, come acciaio temprato. Della sua tenacia ce ne offrirà testimonianza Adriana Gelmini, sua compagna di cella assieme ad altre partigiane catturate e sopravvissute. I pensieri di Umbertina vanno al figlio, a tutti i suoi cari, e al movimento di liberazione tutto, per cui è disposta a sacrificarsi. Unico scopo in quella fredda cella è "Non parlare", "Non rivelare nulla" che possa compromettere il movimento: "Resistere", ancora, ancora e ancora. Resisterà alle indicibili torture che le gonfieranno e stemeranno il corpo dolente.
Per diversi giorni subirà simili atrocità, fino a che, verso la fine di Marzo, le compagne di prigionia saranno liberate, e Umbertina, sola e troppo compromessa (secondo i fascisti) per poter essere liberata, spetterà un tragico martirio. Le violenze per lei continueranno nel tentativo da parte fascista di ottenere informazioni che non avranno. il 29 marzo sarà costretta a seguire i fascisti in procinto di ritirarsi da una Concordia sempre più in mano ai partigiani. In marcia verso Verona, i fascisti decidono, fra le offese e gli sputi di caricare sul camion anche umbertina, dove continuano le oppressioni, fino a che, a Revere, i fascisti, buttata giù dal camion, di peso, Umbertina, decidono di spararle con una raffica che lascerà sfigurato il cadavere.
Termina così, ad un mese dalla liberazione, la vita della combattente "Marisa", martire ed eroina del popolo, che ha votato la sua vita al martirio piuttosto che tradire i suoi compagni.
Vivissima nella memoria dei cittadini antrifascisti di Mirandola, le sarà dedicata la Medaglia d'argento al valore militare alla memoria, nel 1991, con la seguente motivazione: "Giovane partigiana catturata nell'esercizio delle sue pericolose funzioni, per 15 giorni resisteva alle insidie e torture del nemico. Cadeva infine per fucilazione in eroico incrollabile silenzio".
Nata a Santa Giustina Vigona di Mirandola, località dove lavorava come contadina, in una famiglia dalle forti appartenenze antifasciste, Umbertina Smerieri sarà una delle figure più impresse nella memoria dei Mirandolesi, e più in generale di tutta la Bassa Modenese, per il suo contributo alla lotta di liberazione, e per il suo tragico epilogo. Partigiana in qualità di Staffetta col nome di battaglia "Marisa" per le unità partigiane del Distaccamento GAP "Bruni" della 65à Brigata Garibaldi "Walter Tabacchi", combatterà fino al giorno del martirio avvenuto alla fine del marzo del 1945 in seguito alla sua cattura e a tremende torture.
Nata nel giugno (o agosto secondo altre fonti) 1920, Umbertina rimarrà assieme alla famiglia molto a lungo, dove si formerà, in mezzo alla miseria della propria condizione economica, in senso antifascista, anche e soprattutto grazie al dialogo con il padre e con gli adorati fratelli. Partiti questi ultimi per la guerra, Umbertina si ritroverà sulle spalle il peso di portare avanti il lavoro nei campi, fino a quando, innamoratasi, non avrà un figlio, a cui dedicarà ogni istante del suo affetto. Proprio per questa nuova condizione, deciderà di ricercare maggiore indipendenza trasferendosi a Mirandola e cercando lavoro in città. Il proprio contatto con la Resistenza comincerà solo da questo momento. l'8 settembre, infatti, caduto il fascismo e avviatesi le prime forme di resistenza, senitrà profondamente l'influsso dei fratelli, che tornati dal fronte (solo Angelo e Ruggero, Antonio sarà intenrato militare) si uniranno fin da subito alle schiere dei partigiani. Nel corso del tempo, anche l'antifascismo di Umbertina continua a strutturarsi in maniera sempre più concreta, anche a causa del nuovo lavoro trovato a Mirandola, che la vedrà servire i pasti alla caserma fascista di Mirandola, dandole riprova di cosa fosse nella quotidianità la barbarie e l'odio anti popolare intrinsecamente fascista.
Sarà proprio il lavoro che svolgeva in mensa ad offrirle l'opportunità di entrare nel movimento partigiano. Tornata a casa dai genitori, in quello che era diventato un rifugio partigiano, umbertina entrerà in contatto con vari quadri del movimento resistente locale, che le proporranno di compiere una prima azione, ovvero recuperare informazioni e armi dalla caserma nella quale lavorava.
Deciso di servire il movimento di liberazione fino in fondo, Umbertina, seppur nelle incertezze della giovane età e delle grandi responsabilirà che aveva, decise di compiere il passo decisivo, e riuscita a recuperare ben tre pistole in una volta sola, entrò ufficialmente nel movimento di resistenza, all'interno della futura 14^ Brigata d'Assalto "Remo", col nome di battaglia "Marisa".
Da questo momento Umbertina dividerà la sua vita fra il servizio al movimento di liberazione in qualità di staffetta e informatrice con la sua bicicletta, e la cura del suo adorato figlio a cui dedicava sempre grandissime attenzioni. L'inverno del '44 la vide in prima linea nella consegna di armi a tutti i GAP della 2^ zona (Bassa Modenese). Sarà però nel tardo febbraio del 1945 che le cose inizieranno a precipitare. In seguito alla Battaglia di Concordia (22 Febbraio), il movimento di liberazione, farà l'errore di riuscire a catturare un prigioniero, che si rivelerà fatale per l'orgazione del movimento nella zona. Il prigioniero, scappato in una notte successiva, riuscirà a compiere delazione su tutti i patrioti da lui visti, fra cui la stessa Umbertina, che da questo momento saranno oggetto di un grande Rastrellamento che colpirà l'intera zona. In una grossa retata, il 10 marzo, Umbertina verrà catturata divenendo prigioniera della Brigata Nera, presso una villa di concordia dove sarà brutalmente torturata per più giorni.
Nonostante il dolore e il freddo, Umbertina resisterà alle torture con forza e coraggio, come acciaio temprato. Della sua tenacia ce ne offrirà testimonianza Adriana Gelmini, sua compagna di cella assieme ad altre partigiane catturate e sopravvissute. I pensieri di Umbertina vanno al figlio, a tutti i suoi cari, e al movimento di liberazione tutto, per cui è disposta a sacrificarsi. Unico scopo in quella fredda cella è "Non parlare", "Non rivelare nulla" che possa compromettere il movimento: "Resistere", ancora, ancora e ancora. Resisterà alle indicibili torture che le gonfieranno e stemeranno il corpo dolente.
Per diversi giorni subirà simili atrocità, fino a che, verso la fine di Marzo, le compagne di prigionia saranno liberate, e Umbertina, sola e troppo compromessa (secondo i fascisti) per poter essere liberata, spetterà un tragico martirio. Le violenze per lei continueranno nel tentativo da parte fascista di ottenere informazioni che non avranno. il 29 marzo sarà costretta a seguire i fascisti in procinto di ritirarsi da una Concordia sempre più in mano ai partigiani. In marcia verso Verona, i fascisti decidono, fra le offese e gli sputi di caricare sul camion anche umbertina, dove continuano le oppressioni, fino a che, a Revere, i fascisti, buttata giù dal camion, di peso, Umbertina, decidono di spararle con una raffica che lascerà sfigurato il cadavere.
Termina così, ad un mese dalla liberazione, la vita della combattente "Marisa", martire ed eroina del popolo, che ha votato la sua vita al martirio piuttosto che tradire i suoi compagni.
Vivissima nella memoria dei cittadini antrifascisti di Mirandola, le sarà dedicata la Medaglia d'argento al valore militare alla memoria, nel 1991, con la seguente motivazione: "Giovane partigiana catturata nell'esercizio delle sue pericolose funzioni, per 15 giorni resisteva alle insidie e torture del nemico. Cadeva infine per fucilazione in eroico incrollabile silenzio".
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. pp. 141, 218, 309, 364.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp.469, 470.
Silingardi, Claudio. “Una provincia partigiana: Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945”. Milano: FrancoAngeli, 1998. pp. 468, 616.
Cesarini, Marco. “Modena M. Modena P.” Roma: Edizioni di Cultura Sociale, 1955. p. 414
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Galante Garrone, Alessandro. “La donna modenese nella Resistenza e un discorso del prof. Galante Garrone sulla partecipazione femminile alla lotta di liberazione”. Modena: Cooptip, 1965. p. 23.
Comune di Mirandola. “Ventennale della Resistenza: memorie della Resistenza mirandolese”. Mirandola: Tipografia Bozzoli, 1965.
Rita Papiri per ANPI di Modena, Mirandola, Concordia. "Marisa", Umbertina Smerieri staffetta partigiana. Mirandola: Tipografia Golinelli, 1982
ANPI di Mirandola. La Liberazione di Mirandola: documenti e precisazioni. Mirandola: Tipolito Golinelli, 1992. p.12.
Maria Lea Cavarra. Quando si dice staffetta.... Modena: ANPI Modena, 1982. pp. 47, 48.
Tullio Ferrari e Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Mai Piu’ Guerre ,memorie per la storia e per la pace. Modena: Nuovagrafica 1989. p. 254.
Barbieri, Giorgio; Pedroni, Piero. "Per non dimenticare. Lapidi, cippi, monumenti partigiani nella Bassa Pianura Modenese. Modena: Stampa Grafiche SIgem, 1997. pp. 22, 72.
Canova, Franco; Gelmini, Oreste; Mattioli, Amilcare. “Lotta di liberazione nella bassa modenese”. Modena: ANPI di Modena, 1975. pp. 141, 218, 309, 364.
Vaccari, Ilva. "Dalla parte della libertà: I Caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese". Modena: Coop Estense, 1999. pp.469, 470.
Silingardi, Claudio. “Una provincia partigiana: Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945”. Milano: FrancoAngeli, 1998. pp. 468, 616.
Cesarini, Marco. “Modena M. Modena P.” Roma: Edizioni di Cultura Sociale, 1955. p. 414
“Elenco di vittime modenesi nelle rappresaglie nemiche compiute entro e fuori il territorio della provincia dal 1 gennaio 1944 al 23 aprile 1945”, Estr. da: “Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”, n. 3, 1962.
Galante Garrone, Alessandro. “La donna modenese nella Resistenza e un discorso del prof. Galante Garrone sulla partecipazione femminile alla lotta di liberazione”. Modena: Cooptip, 1965. p. 23.
Comune di Mirandola. “Ventennale della Resistenza: memorie della Resistenza mirandolese”. Mirandola: Tipografia Bozzoli, 1965.
Rita Papiri per ANPI di Modena, Mirandola, Concordia. "Marisa", Umbertina Smerieri staffetta partigiana. Mirandola: Tipografia Golinelli, 1982
ANPI di Mirandola. La Liberazione di Mirandola: documenti e precisazioni. Mirandola: Tipolito Golinelli, 1992. p.12.
Tullio Ferrari e Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Mai Piu’ Guerre ,memorie per la storia e per la pace. Modena: Nuovagrafica 1989. p. 254.
Barbieri, Giorgio; Pedroni, Piero. "Per non dimenticare. Lapidi, cippi, monumenti partigiani nella Bassa Pianura Modenese. Modena: Stampa Grafiche SIgem, 1997. pp. 22, 72.